Salute/ARTICOLO

Celiachia, ancora 350mila pazienti non riconosciuti

I casi accertati sono ancora la punta dell’iceberg. Ma si sono moltiplicati anche i casi di falsi positivi, persone a cui viene prescritta inutilmente la dieta priva di glutine

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Sono 85mila i casi accertati di celiachia in Italia, “ma si tratta solo della punta dell’iceberg: secondo le ultime stime sono 350mila i pazienti non ancora diagnosticati”. Lo ha dichiarato il professor Gino Roberto Corazza, esperto internazionale di celiachia, ospite ieri al Festival della Salute di Viareggio.

Negli ultimi 5 anni le diagnosi sono più che raddoppiate
, e sempre più spesso (nei 3/4 dei casi) la patologia viene scoperta in età adulta. Ma così come sono lievitati i casi accertati, è cresciuto anche il rischio di falsi positivi. “Tra il 1995 e il 2005 si sono rivolti a me 605 pazienti celiaci: quasi nel 20% dei casi la diagnosi non è stata confermata”.

Il che significa che molti pazienti, quasi 1 su 5, segue un regime dietetico restrittivo senza motivo. “Il rischio è quello di sottovalutare, in seguito, l’insorgenza di sintomi che sono tipici della celiachia – chiarisce Corazza – e dunque di non indagarne le origini e prescrivere una cura adeguata”.

Allo stesso modo continua a persistere il problema inverso, quello di una diagnosi tardiva, che può comportare gravi conseguenze, anche letali. Nel 1998 il tempo medio che occorreva per riconoscere la celiachia erano 11 anni. Oggi l’attesa si è ridotta a 4 anni. Sempre troppi. “Molti medici generici ne sanno ancora troppo poco” aggiunge Corazza.

La lunga durata di questo “limbo diagnostico” trova ragione anche nella mancanza di indicatori ben precisi per questa patologia. “Non esiste un solo test per verificare con certezza la celiachia – afferma Gloria Mumolo, gastroenterologa dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa -, occorrono diversi tipi di analisi, tra cui la gastroscopia, almeno 4 biopsie nei casi di pazienti adulti, esami inerenti gli anticorpi e infine test genetici. E nonostante ciò è necessario avere molta competenza e molta esperienza nel campo per poter interpretare correttamente tutti i risultati”.