Salute/ARTICOLO

C’è meno mercurio nella dieta dei senesi

Concentrazione di metallo ben al di sotto dei limiti. E in calo rispetto a cinque anni fa

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
farro cibo biologico
Nel piatto dei senesi c’è poco mercurio. E’ quanto è emerso da una ricerca del C.R.I.S.A., il centro ricerche interdipartimentale per la sicurezza alimentare dell’Università di Siena.

Le analisi, finanziate con il contributo del Monte dei Paschi, sono state condotte su circa duecento campioni di alimenti vari, delle marche comunemente presenti nei punti vendita della grande distribuzione in città (pane, pasta, carne, prodotti caseari, prodotti ittici ecc.).

Nella maggior parte dei campioni analizzati non si sono riscontrate tracce rilevabili di mercurio. Inoltre, in un limitato numero di alimenti, come alcuni funghi o prodotti ittici, che hanno riportato valori di concentrazione di mercurio apprezzabili con gli strumenti e le metodiche di analisi a disposizione, non si sono evidenziati valori elevati e comunque in nessun caso superiori ai limiti massimi consentiti dalle normative vigenti.

“Considerando le concentrazioni che comunemente si riscontrano in Italia per le varie categorie alimentari - commenta la dottoressa Cristiana Guerranti Perra, ricercatrice del centro, supervisore scientifico dell’indagine - i livelli di contaminazione riscontrati possono definirsi bassi; pertanto, si può affermare che la qualità di tali prodotti è molto buona e il rischio di esposizione attraverso la dieta per la popolazione Senese è assai lieve”.

Inoltre confrontando i risultati ottenuti con quelli relativi ad analoghe analisi effettuate nel 2005, è stato osservato un decremento della presenza di mercurio superiore all’80% per il totale degli alimenti analizzati.

“Questo dato - continua la dottoressa Guerranti - dimostra la crescente attenzione per l’inquinamento ambientale e per le problematiche di sicurezza alimentare, nonché l’efficacia di regolamentazioni e restrizioni internazionali poste all’impiego dei metalli pesanti dannosi per la salute”.

Tra qualche mese lo stesso centro di ricerca renderà noti i risultati di un monitoraggio in corso sui prodotti locali di qualità, DOP e IGP, oltre che su prodotti della cosiddetta filiera corta, cioè i prodotti venduti direttamente dal produttore al consumatore.

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