Cultura/ARTICOLO

Castelnuovo Tancredi e il Lorenzetti rirovato

Un prestigioso fortilizio-fattoria tra vigne, rustici e inaspettate opere d’arte

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013

Scrive il Repetti nel celeberrimo Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, a proposito di Castelnuovo Tancredi nella Val d’Orcia. “Risiede sopra un rialto di collina dipendente da una propaggine australe dei poggi detti di Vescovado, o di Murlo, un miglio vicino alla villa di Bibbiano Guiglieschi. Vi dominavano sino dal secolo XIII i nobili di quest’ultima casata, per cui a quell’età si appellava Castelnuovo Guiglieschi. Fu anche detto Castelnuovo Bargagli, innanzi che prendesse il nome di Tancredi da un’altra famiglia senese ora estinta. Nel 1413 reggeva nel civile i due castellucci dei Guiglieschi un giusdicente di seconda classe della Repubblica di Siena. La parrocchia di Castelnuovo Tancredi conta 119 abitanti”. Una lunga storia, segnata da molti passaggi di proprietà per questo maniero situato sulla strada provinciale per l’antica Murlo, conosciuto dai turisti e apprezzato come uno dei migliori agriturismi della Toscana. Il fortilizio infatti è il centro amministrativo di un grande podere in cui si producono olio e vino di altissima e in cui si accolgono gli ospiti nei molti casali ristrutturati. All’interno della tenuta si trova la Chiesa di San Bartolomeo risalente al XIII Secolo. Fino a qualche anno fa vi era collocata una tavola raffigurante la Madonna con il bambino, opera attribuita a Pietro Lorenzetti, fratello maggiore di Ambrogio. Il quadro ridipinto maldestramente nel corso del Settecento da Niccolò Franchini è oggi esposto nel Museo di Arte Sacra della Val d’Arbia. Il restauro, avvenuto nel 1992 ha svelato l’impianto gotico del disegno e la mano del grande pittore trecentesco a cui questo lavoro venne commissionato durante i lavori di restauro della chiesa nel 1336. Lorenzetti dipinse questa Madonna in età avanzata, dando prova della grande esperienza acquisita in decenni di attività artistica: “L’immagine salda e strutturata della Vergine - troviamo nel volume Le Crete Senesi, la Val d’Arbia e la Val di Merse (Mondadori, 1999) – lo sguardo penetrante con cui sembra voglia coinvolgere il fedele ad un colloquio divino con il figlio, la delicatezza dei passaggi di colore nelle stoffe di seta, e nel bianco del velo, la raffinatezza della punzonatura, sono tutti elementi rilevatori dell’importanza dell’opera, in origine al centro di un polittico.”