È scientificamente dimostrato che la chirurgia robotica offre risultati superiori rispetto alla chirurgia tradizionale. Si tratta di una tecnica innovativa e ancora in via di sviluppo che consente una minore incidenza di complicanze e una riduzione della degenza, con una più rapida ripresa delle condizioni dopo l'intervento. Questo è valido a maggior ragione su interventi che interessano il cuore e in particolare la chirurgia mitralica. All’Ospedale di Siena si trova l'unico programma attivo in Italia di cardiochirurgia robotica diretto dal dottor Gianfranco Lisi che ha sviluppato il progetto con la collaborazione e il tutoraggio dei chirurghi della Clinica St.Luc di Bruxelles.
[it_gallery]
Dottor Lisi, com’è arrivato alla chirurgia robotica, cioè quando ha capito che sarebbe stato il suo campo?
Laureato a Siena nell'ottobre 1986, specialista in Cardiochirurgia e Chirurgia Toracica, in ruolo presso il reparto di Cardiochirurgia della AOUS dal settembre 1989. Dopo un inizio dedicato alla Cardiochirurgia Pediatrica mi sono interessato di Cardiochirurgia dell'adulto in tutti i suoi aspetti. Quella per la miniinvasività è una passione che ha radici ormai distanti nel tempo, a metà anni 90 infatti partecipai a iniziative pioneristiche di chirurgia coronarica a cuore battente e di chirurgia valvolare e coronarica in miniaccesso. Ho iniziato ad occuparmi di cardiochirurgia miniinvasiva in modo più organico dal 2007, anno in cui mi fu affidato un programma ad hoc.
Com’è nato il progetto a Siena?
Il progetto è nato attraverso la mia partecipazione a un corso di robotica organizzato dalla Società Europea di Chirurgia Cardio-Toracica, nel 2012. Ho avuto modo di verificare la fattibilità di tecniche così avanzate nei pazienti che operiamo tutti i giorni, e da subito ho cercato di sviluppare, di concerto con la Direzione Aziendale Senese e successivamente con il Comitato Tecnico-Scientifico Regionale, un programma che è al momento unico in Italia. La scelta di partire con la Chirurgia Robotica Mitralica trae origine anche dall'esperienza che ho fatto in dieci anni di cardiochirurgia miniinvasiva, che per la sua stessa natura è da considerare "preparatoria" al salto verso la robotica. Infatti dal 2007 ho convertito a tecniche miniinvasive tutte le procedure valvolari mitraliche o aortiche che giungevano alla mia osservazione.
La parte principale della formazione miniinvasiva generale si è svolta attraverso accessi in altri centri cardiochirurgici, primi fra tutti quello di Massa, mentre la formazione alla robotica è stata svolta attraverso la collaborazione con i Chirurghi delle Clinique St. Luc di Bruxelles e con il centro di formazione robotica ORSI di Ghent in Belgio.
Quali sono i benefici delle nuove procedure operatorie che realizzate a Siena?
Gli interventi cardiochirurgici tradizionali sono decisamente invasivi, sia per l'utilizzo della circolazione extracorporea, sia per l'accesso chirurgico tradizionale che "apre" la gabbia toracica attraverso una sezione longitudinale totale dello sterno. Trovare modalità di riduzione dell'invasività è diventato fondamentale in cardiochirurgia, per ridurre il rischio globale e le possibili complicanze e rendere più breve il ricovero e più rapida la convalescenza.
Negli ultimi anni ho introdotto a Siena il trattamento miniinvasivo delle patologie valvolari, attraverso tecniche definite ministernotomiche o minitoracotomiche (cioè incisioni minime della gabbia toracica che non ne intaccano in modo sostanziale l'integrità). Attualmente ogni paziente con patologia valvolare isolata viene trattato nel nostro programma con tecnica miniinvasiva. Tra gli obiettivi c'è anche lo sviluppo della chirurgia cardiaca robotica, partendo dal trattamento della valvola mitralica.
La robotica è l'evoluzione estrema della miniinvasività cardiaca, trattandosi di un intervento puramente endoscopico, nel quale la procedura sulla valvola si svolge attraverso le "porte" endoscopiche del robot chirurgico "da Vinci", tra l'altro già in uso in una apposita sala operatoria del nostro ospedale per altre specialità chirurgiche.
In casi selezionati, l'uso del robot consente non solo di ridurre l'invasività a un limite difficilmente superabile in cardiochirurgia, ma anche di lavorare con precisione estrema, vista la perfetta visione tridimensionale offerta dal visore incorporato nel sistema robotico e la versatilità di movimento degli strumenti robotici, che di fatto forniscono al chirurgo ben quattro diversi "arti" con una articolazione degli strumenti molto più elevata di quella del braccio umano. Il tutto comunque strettamente controllato dal chirurgo attraverso una apposita console. Il robot diventa quindi una interfaccia tra il chirurgo ed il paziente, nella quale sono state sviluppate capacità specifiche che migliorano di fatto la performance chirurgica.
Quali sono secondo lei le possibilità future dello sviluppo della chirurgia cardiaca mininvasiva?
La cardiochirurgia è come noto una branca della medicina giovanissima, essendo di fatto esplosa solo dopo l'invenzione della macchina cuore-polmone negli anni 50 del secolo scorso. Con l'avvento e lo sviluppo esuberante della cardiologia interventistica si sta progressivamente riducendo l'interesse nelle tecniche cardiochirurgiche in molte patologie. Proprio per questo è importante adeguarsi ai tempi riducendo al massimo l'invasività dei nostri interventi, mantenendo nel contempo risultati paragonabili, o migliori, delle tecniche chirurgiche tradizionali.
Lo sviluppo della miniinvasività , in qualunque disciplina chirurgica, non può prescindere dalla videoscopia. La robotica riesce ad associare una visione endoscopica tridimensionale e ingrandita, quindi migliore della visione diretta, a una estrema precisione e duttilità di movimento degli strumenti. Allo stato attuale, non c'è tecnica chirurgica miniinvasiva più avanzata. Va comunque riservata a casi selezionati, la nostra scelta è stata quella di partire con un programma di chirurgia mitralica, che può essere sia riparativa che sostitutiva. Le stesse tecniche possono essere usate con piccole modifiche nel trattamento dei tumori cardiaci benigni e di alcune forme di difetti congeniti cardiaci, quando non trattabili con metodica interventistica. Anche la chirurgia coronarica può essere fatta con tecniche robotiche, soprattutto allo scopo di utilizzare per le rivascolarizzazioni principali le arterie mammarie, che offrono risultati superiori alle tecniche interventistiche.
Per informazioni:
http://www.ao-siena.toscana.it/