I Colombini della Fattoria dei Barbi a Montalcino, produttori di Brunello, sono la più antica famiglia documentata a Montalcino: nel 1352 Tommaso costruì il Castello di Poggio alle Mura e dopo pochi anni il Beato Giovanni predicò nella chiesa di S. Agostino. Per ricordare sei secoli e mezzo di matrimonio con questa bella terra, i Colombini celebrano ogni anno, a fine luglio, la Festa Titolare del loro Beato.
Quest’anno in programma ci sono tre giorni di festa, da sabato 28 a lunedì 30 luglio, in cui saranno aperte gratuitamente a tutti i visitatori le parti storiche delle cantine d'invecchiamento, i giardini privati e il Museo del Brunello. Non solo visite guidate gratuite (orario 12-15.30 e 17.30) ma anche racconti, aneddoti e curiosità.
Domenica 29 luglio, per il secondo anno, in programma la "disfida della panzanella", piatto che la leggenda vuole inventato proprio dal Beato Giovanni: un concorso gastronomico ("Beata Panzanella") che invita tutti gli appassionati di cucina tradizionale toscana a mettersi in gioco e a presentare la propria interpretazione del piatto.
Chi lo desidera potrà mangiare sia a pranzo che a cena alla Taverna dei Barbi, che per l’occasione presenterà la rivisitazione della "Panzanella del Beato" a cura dello chef Duccio Lorenzini e uno speciale piatto medievale ispirato ai tempi in cui visse il Beato; ma ci saranno anche tanti piccoli assaggi gratuiti per tutti di vini, salumi e formaggi della Fattoria.
La disfida della "Beata Panzanella" giunge così alla seconda edizione. Chiunque può partecipare alla disfida, purché non sia un professionista della ristorazione e abbia voglia di divertirsi. La formula? Eccola: basta iscriversi (è gratuito) inviando una mail a info@fattoriadeibarbi.it o telefonando allo 0577 841111, preparare una panzanella per almeno 6 persone secondo la propria interpretazione, allegare la ricetta e indicare ingredienti, quantità, modalità di esecuzione. La panzanella dovrà essere "consegnata" entro le 11.30 del 29 luglio alla Fattoria dei Barbi, in Località Podernovi 170, a Montalcino (Siena). Una giuria di giornalisti enogastronomici e addetti ai lavori la assaggerà in modo anonimo, stabilendo quale sia la migliore. Ma anche il pubblico potrà degustare e dire sua. Una competizione giocosa che vede in palio, per chi salirà sul podio, bottiglie di vino della Fattoria dei Barbi.
Perché una gara con la panzanella? Perché è uno dei piatti estivi più tipici della cucina toscana, semplice e gustoso, che la leggenda vuole attribuire al Beato Colombini, ma che nel tempo ha saputo evolversi in ogni casa secondo la personalità di chi la prepara e gli ingredienti a disposizione. Esistono i puristi della panzanella e chi, invece, non può concepirla se non arricchita di ogni ingrediente.
«Erano gli anni tremendi di metà Trecento, subito dopo la Peste Nera. Le campagne erano devastate, la gente era stremata. Il Beato Giovanni Colombini guidava una torma di miseri di città in città, affidandosi alla carità per sfamarli. Ma c’era troppo poco e nulla da donare, così Pienza gli chiuse le porte» dice Stefano Cinelli Colombini, che narra così la genesi della panzanella. «Il Beato aveva solo due croste di pane per una moltitudine, ormai priva di speranza. Con quel poco non poteva far nulla, così alzò gli occhi al cielo e pianse. Le lacrime salarono il pane e, miracolo, un olivo bruciato produsse nuovi frutti. Anche la terra improvvisamente verdeggiò di ortaggi. Il Beato ringraziò il Signore e con le mani spremette le olive traendone l’olio. Con quello condì il pane e gli ortaggi e per almeno una notte sfamò i bisognosi. Fu un miracolo di pietà e i nostri tempi disincantati non credono più a queste belle storie. Prendetelo allora come un gioco e godetevi la buona panzanella, creata dal mio avo Giovanni per amore di chi non aveva nulla».
Info: fattoriadeibarbi.it