Come ogni anno un viaggio ad Auschwitz non è un semplice viaggio di commemorazione. Lo ha ricordato oggi Monica Barni durante la cerimonia al monumento alle vittime del nazifascismo, poco prima che i nomi delle vittime fossero letti ancora una volta.
"Camminare in questo luogo di sterminio ci deve ricordare che nessuno può tirarsi fuori dalle proprie responsabilità personali - ha detto la vicepresidente -, Auschwitz ci richiama al dovere etico della scelta, tra giustizia e ingiustizia, tra la difesa dei diritti umani o la prevaricazione e la violenza, tra la guerra e la pace; nessun essere umano è mai ininfluente o inutile. Il Treno della Memoria ci permette di visitare questi luoghi di dolore estremo proprio per tornare a casa e rendere piena testimonianza di ciò che abbiamo visto, perché l'aver attraversato Auschwitz significa fare proprio l'invito di Primo Levi a prendere posizione, a scegliere, ad uscire dal pericolo della "zona grigia" per essere pronti a riconoscere che "ogni tempo ha il suo fascismo e vi si giunge in molti modi, non necessariamente con il terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi la nostalgia verso un mondo in cui regnava sovrano l'ordine ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti".
Tra gli altri intellettuali citati da Barni c’è stato il filosofo francese Paul Ricoeur, capace di mettere in guardia dagli abusi di memoria, Zygmunt Bauman, che ha descritto Auschwitz come il prodotto della modernità "alla base del percorso di sterminio culminato in questo lager - ha continuato la vicepresidente - si trovano infatti elementi come la legislazione che ha supportato la persecuzione razziale, la burocrazia che ha capillarmente guidato i convogli di tutta Europa verso le camere a gas, la tecnica che ha reso i campi di sterminio delle vere e proprie fabbriche della morte in grado di eliminare il più rapidamente possibile migliaia di corpi senza lasciarne traccia. Per Bauman il nazismo fu il frutto di una combinazione di elementi non facilmente ripetibile. Ma vari elementi di questa costruzione abitano ancora il nostro presente, e riprendono a funzionare ogni volta che si attiva il processo del capro espiatorio verso gruppi minoritari o in condizione di sottomissione”.