La Regione ha finanziato con 35mila euro un progetto presentato dalla Asl 5 per migliorare la qualità della degenza e dell’assistenza nel Centro clinico del carcere Don Bosco di Pisa. Tra gli obiettivi dell'iniziativa, aumentare il numero di ricoveri e interventi chirurgici, ridurre i tempi di ricovero, migliorare il turn-over sui posti-letto.
“La salute è un diritto di tutti indistintamente – sottolinea l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – liberi cittadini e detenuti sono uguali davanti alla malattia e hanno diritto ad avere le stesse opportunità e prestazioni sanitarie. Per questo abbiamo approvato delibere, varato linee di intervento, messo a punto iniziative perché la salute in carcere non resti un diritto solo sulla carta, ma diventi una realtà”.
IL PROGETTO PER IL CARCERE DON BOSCO - Nel Centro clinico del carcere Don Bosco saranno riorganizzate le stanze di degenza per i malati acuti, la Tac attuale verrà sostituita con quella del pronto soccorso di Pontedera e sarà istallata una nuova colonna laparoscopica per gli interventi chirurgici.
Inoltre verrà informatizzato il sistema di accettazione dei pazienti e attivato il Ris-pacs (il sistema digitalizzato di trasmissione degli esami radiografici) per la radiologia tradizionale. A tutti i detunuti ricoverati sarà distribuita la nuova carta dei servizi e verrà sperimentato il sistema di telemedicina per le urgenze cardiologiche.
Il nuovo assetto prevede 32 posti-letto per la sezione maschile e 7 per quella femminile, più 17 posti-letto nella decharge room, una zona a bassa assistenza sanitaria dove possano essere ospitati i pazienti già dimessi.
LA SALUTE DEI DETENUTI IN TOSCANA - Il 73% dei detenuti negli istituti toscani è affetto da almeno una patologia. E’ quanto emerge da un’indagine condotta nel 2010 dall’Osservatorio per la salute in carcere coordinato dall’Ars (Agenzia regionale di sanità) su 2.985 detenuti (cioè il 71,6% del totale dei detenuti toscani, che al momento dell’indagine risultavano essere 4.169). Dall’indagine risulta che i detenuti europei e nordafricani sono in genere più sani di quelli italiani, principalmente per la loro giovane età (in media sono più giovani di 10 anni). Il 27% dei detenuti sono sani, il 39,8% ha una diagnosi solo internistica, l’8% solo psichiatrica, il 25,2% internistica e psichiatrica insieme. Nonostante la giovane età dell’intera popolazione detenuta (età media 38 anni), la richiesta sanitaria risulta essere molto forte. In particolare, la salute mentale dei detenuti risulta compromessa da disturbi legati al consumo di droghe (12,7%) e disturbi di tipo nevrotico (10,9%), spesso associati a reazioni di adattamento connesse con l’inserimento in ambiente penitenziario.
A queste malattie vanno associati i numerosi tentati suicidi che rappresentano un’emergenza per il sistema penitenziario, con valori di gran lunga superiori a quelli riferiti alla popolazione generale: 4% in carcere, 0,006% fuori. Il 10% ha alle spalle almeno un episodio di autolesionismo.