Un milione e 140mila abitanti sui circa 3,8 milioni che rappresentano l'intera popolazione toscana. I circa 200 comuni (su un totale di 276) coprono una superficie di 16.500 chilometri quadrati sui quasi 23mila dell'intero territorio regionale e sono collocati nel Casentino, nella Valtiberina, sulla Montagna pistoiese, in Garfagnana, in Lunigiana, nel Valdarno, nella Val di Sieve, nel Mugello, nella Valle del Bisenzio e nella fascia che va da Volterra all'Amiata.
Sono i numeri delle aree interne, che negli ultimi 40 anni si sono notevolmente spopolate, con un calo dell'11% del numero di abitanti (mentre la Toscana è cresciuta del 6%). Anche la densità, che ha una media regionale di 163 abitanti per chilometro quadrato, in alcune di queste aree arriva ad essere anche più di 4 volte inferiore, con 37 abitanti per chilometro quadrato.
Quasi 7 famiglie su 10 contano un solo o al massimo due componenti ma, nonostante la scarsa natalità, i pediatri di zona arrivano ad avere anche 800 piccoli assisititi ciascuno. Dal 2007 ad oggi il 28% delle risorse complessive dei fondi europei Fesr, Feasr e Fse destinati alla Toscana sono andati a finanziare progetti che riguardano queste aree, per un totale di 1,095 miliardi di euro.
È proprio alle aree interne che la Regione Toscana ha deciso di dedicare progetti speciali, in grado di affrontare i principali problemi che negli anni ne hanno causato lo spopolamento, l'invecchiamento della popolazione, il calo dei servizi ai cittadini e l'arretramento economico. Il tema è stato affrontato a Firenze in occasione del convegno dal titolo "Le aree interne nella futura politica di coesione", al quale hanno preso parte numerosi assessori della giunta regionale, da Marco Remaschi a Monica Barni, da Cristina Grieco a Vincenzo Ceccarelli a Stefano Ciuoffo, i cui lavori sono stati conclusi dal presidente Enrico Rossi.
«È nostra intenzione, entro la fine dell'anno, arrivare a definire una strategia regionale in grado di presentare progetti finanziabili per interventi in queste aree, progetti che riguardino la mobilità e i collegamenti, l'istruzione, i servizi sanitari, l'agricoltura, il turismo» spiega Rossi. «L'Europa sceglie di concentrare i suoi interventi sulle grandi aree densamente popolate. Noi chiederemo che dedichi invece maggiore attenzione a queste aree meno popolate, ma ugualmente importanti, di cui non possiamo e non vogliamo fare a meno. Ho già posto questa esigenza a Bruxelles, dove ho incontrato disponibilità. Si tratta adesso di passare alla fase di progetto e di richiesta di una quota riservata dei fondi europei nel prossimo settennato».
Per far questo il presidente ha chiesto ad ogni assessorato di predisporre piani di intervento di settore. E all'Irpet, presente al convegno con il direttore Stefano Casini Benvenuti, di collaborare dal punto di vista tecnico alla loro stesura, lavorando insieme alle direzioni regionali.
«Negli ultimi sette anni – precisa Rossi – abbiamo destinato notevoli investimenti all'area costiera, mettendola oggi in condizioni di maggiore competitività e in grado di garantire sviluppo e occupazione ai suoi abitanti. In questo ultimo scorcio di legislatura mi piacerebbe riuscire a fare lo stesso con le aree interne».
Il presidente ha quindi chiesto agli uffici di accellerare con l'impiego dei finanziamenti già disponibili, rendicontando gli interventi in tempi brevi, di ascoltare i sindaci, interpreti delle esigenze di quei territori, per passare poi alla fase di progettazione degli interventi necessari, secondo quella che dovrà configurarsi come una vera e propria strategia per le aree interne, che da deboli devono diventare più forti e competitive, capaci di avere un futuro.