Missione compiuta: Lungarno Torrigiani è restituito alla città dopo poco più di cinque mesi dall’evento del 25 maggio 2016. La sfida lanciata dal Sindaco di Firenze e raccolta da Publiacqua era quella di restituire il Lungarno per il cinquantesimo anniversario della tragica alluvione del 1966. Il 4 Novembre 2016, Lungarno Torrigiani è stato riaperto e la sfida è stata vinta.
A riaprire questo splendido angolo di città e restituirlo a cittadini e turisti, è stato simbolicamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in città per le celebrazioni dell’alluvione del 1966, è passato in visita anche all’area che fino a poche ore prima era un cantiere e che oggi è già tornata a splendere. Un passaggio altamente simbolico quello del Capo dello stato perché ha celebrato il momento in cui una ferita si rimargina per tutta la città di Firenze ed ha avuto il valore di un premio per tecnici, progettisti e maestranze di Publiacqua e delle ditte coinvolte nell’impresa.
Un cantiere modello che in 163 giorni di lavoro ha lavorato 36 mila ore pari a 4.500 giorni/uomo, posando oltre 1.400 tra pali e barre di consolidamento, realizzando un muro di sostegno alla spalletta di 120 metri circa e una pista di cantiere sull’Arno lunga 500 metri.
Il Presidente della Repubblica nella stessa intensa giornata di celebrazioni ha inaugurato nella chiesa di Santa Croce "L'ultima cena" il capolavoro di Giorgio Vasari, restaurato grazie all'impegno di Opificio delle Pietre Dure e al contributo di Prada, Getty Foundation e Protezione Civile.
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A cinquant’anni dall’Alluvione di Firenze è dunque 'tprnato a casa' il grande dipinto di Giorgio Vasari che pochi possono ricordare d’aver visto: quell’Ultima Cena che acqua e fango travolsero in una sala del Museo dell’Opera di Santa Croce nel novembre del 1966. Una storia straordinaria di studi, speranze, restauro e avanguardie tecnologiche, generosità dei mecenati e attese, permette ora di riconsegnare al mondo un capolavoro.
Il restauro dell’Ultima Cena di Giorgio Vasari di Santa Croce, a lungo considerato di pressoché impossibile recupero, e per questo rimasta per 40 anni nei depositi della Soprintendenza, rappresenta la vittoria di una sfida che l’Opificio delle Pietre Dure ha raccolto nel 2004 e che ha portato a compimento grazie alla sua molteplice natura di laboratorio operativo, istituto di ricerca e Scuola di restauro. Queste linee di azione hanno contribuito a costruire un progetto innovativo che ha conseguito risultati superiori alle aspettative.
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