Cultura/ARTICOLO

Al teatro Goldoni di Livorno in scena i detenuti con "Safari"

Giovedì 24 aprile è andato in scena lo spettacolo di Alessio tarversi liberamente ispirato alla fiaba di Peter Pan

/ Redazione
Lun 28 Aprile, 2014

Tornano sul palco del teatro Goldoni di Livorno i detenuti della Casa Circondariale magistralmente diretti dal regista Alessio Traversi. L'occasione questa volta è "Safari" uno spettacolo liberamente ispirato alla favola di Pter Pa che si pone come uno sguardo lucido e spietato sulla tragedia degli sbarchi clandestini in Italia.

Istruzioni per raggiungere l’isola che non c’è. La prima regola è sapere che stavolta l’isola c’è. La puoi trovare facilmente, su qualsiasi mappa, a metà strada tra le coste africane e quelle italiane. E’ sempre in mezzo al mare, ma non si raggiunge in volo: bisogna salire su un barcone. Ce la puoi fare, oppure puoi naufragare prima, nelle profondità del Mediterraneo o persino a cento metri dalla riva. Ma se ce la fai, dopo non è facile neppure ripartire, perché non c’è un posto dove tornare ma neppure un’altra meta precisa da raggiungere.

Tuttavia queste istruzioni non cambiano la sostanza, perché la storia è ancora una fiaba: si perdono le ombre, si incontrano le sirene, si fa la guerra contro Capitan Uncino. E come tutti i bambini perduti ci si attende che dall’altra parte, nel mondo vero, ci siano madri e padri fatti su misura per noi, madri e padri che ci aspettano: anche se sono impegnati in un talk-show, anche se sono usciti per andare al centro commerciale. Sperando anzi che la prossima volta ci portino con sé.

Così, se Wendy è ormai pronta per chiedere a Peter Pan un riscatto in cambio della sua ombra, tanto vale adeguarsi, dare spettacolo e cercare di ricavarne un buon affare: in fondo c’è una fiaba per tutti, basta pagare. Vuoi uccidere l’orco cattivo? Paga. Vuoi sposare un principe? Paga. Vuoi arrivare nel paese delle meraviglie? Paga, paga, paga e le tue fiabe diventeranno realtà.
Non ci credi?
Peccato, perché Peter Pan è una storia ancora affascinante: basta distinguere, almeno per la cronaca, tra chi non vuole diventare grande e chi invece non può e non ha potuto.
Per questo conviene crederci alle fiabe. Perchè quando la televisione annuncerà l’ennesimo naufragio, ti ricorderai dell’isola che c’è. E allora ti sarà utile restare sospeso in un velo, tra fantasia e realtà, tra indignazione e oblio, tra slanci di pietas e miserie quotidiane, e mantenerti a distanza di sicurezza, davanti allo schermo come dietro a un finestrino, come in un safari, in cui la guida ci racconta un mondo che vorremmo esotico e lontano.

Un progetto promosso da Coordinamento Femminile ANPI-ANPPIAe ARCI Solidarietà Livorno con la partecipazione delle scuole di danza: Arabesque, Atelier delle Arti, ArteDanza, Ex-it Danza T, Laboratorio di Danza e Movimento in collaborazione con la Direzione della Casa Circondariale di Livorno, con il contributo della Regione Toscana – Progetto “Teatro in carcere”e del Comune di Livorno, con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Studi Musicali di Livorno
Ideazione e messa in scena: Alessio Traversi con la compagnia dei detenuti della Casa Circondariale di Livorno: Karim Abdelkabir, Athmane Aoudia, Bruno Bugliesi, Massimo Bulletti, Nicola Capasso, Mauro D’Ambrosio, Renzo Lemmi, Fethi Megri, Pietro Palmisani, Julian Tafili, Abdoullah Tarek, Daniel Tedesco e con la partecipazione di Giovanna Gorelli
organizzazione interna: Mara Bosi
organizzazione generale: Francesca Ricci
collaborazione alla messa in scena: Giovanna Gorelli
supporto tecnico e registrazioni: Federico Paoli con la collaborazione diSami Amri
e con la partecipazione degli allievi del quartetto Saxaround: Federico Avella, Francesco Felici, Chesare Martinez, Pietro Petri