Dall’asino dell’amiata alle mele di Cascina fino alla cinta senese e alla cipolla rossa della Maremma: sono solo alcune delle 700 specie animali e vegetali che rischiavano l’estinzione in Toscana e sono state salvate grazie al sistema di salvaguardia della biodiversità agricola della Regione, basato sulla sapiente azione dei Coltivatori Custodi e sulle nove Banche del Germoplasma.
Un sistema di protezione di cui c'è ancora bisogno, perché molte altre razze anche conosciute devono essere difese dal rischio di scomparire, come la pecora garfagnina o quella zerasca, o la vacca pontremolese e il mucco pisano. Oggi, oltre a consolidare questo sistema, la Toscana si sta attivando per verificare il possibile rilancio nel sistema produttivo di molte di queste risorse.
Per questo la Regione ha organizzato un confronto su scala europea delle migliori esperienze esistenti: il seminario, che si terrà alla Tenuta di Alberese il prossimo 9 e 10 novembre, permetterà di conoscere da vicino i casi concreti di valorizzazione delle agrobiodiversità a livello europeo.
"Vogliamo fornire agli agricoltori toscani nuovi spunti per valorizzare i prodotti più peculiari del nostro territorio – sottolinea l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi – proteggere dal rischio di estinzione e valorizzare questo patrimonio di biodiversità è irrinunciabile ma è fondamentale anche reimmettere queste varietà, o almeno alcune di queste, in un circuito produttivo. La loro presenza non solo può sostenere attività di rilancio economico, specie nelle zone considerate marginale, ma anche a rafforzare l'immagine della Toscana come luogo di qualità per l'equilibrio fra ambiente, agricoltura e attività dell'uomo, un vero e proprio agroecosistema".