Made in Toscana/ARTICOLO

Agroalimentare: marchio toscano di qualità

La proposta arriva dall'assessore all'agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Prodotti mugellani

Un terzo del prodotto italiano venduto nel mondo non è italiano ma contraffatto, per  un giro d’affari che vale sessanta miliardi di euro l’anno. Sono numerose le sofisticazioni e mistificazioni di prodotti venduti come italiani e toscani. 

Per combattere contro questa piaga il comune di Roccastrada (Grosseto) ha organizzato una tavola rotonda con politici, rappresentanti di categoria e imprenditori, per parlare di valorizzazione di prodotti agroalimentari e difesa dei marchi di qualità. Il convegno ha chiuso la due giorni regionale dedicata ai toscani all’estero, perché sono proprio i toscani nel mondo che possono diventare ambasciatori e controllori dei prodotti di qualità nostrani.

E qualcuno, tra le associazioni dei toscani all’estero, già lo fa: con fiere, depliant e volantini. “Perché abbiamo l’obbligo di curare una produzione di qualità – ricorda il presidente della provincia di Grosseto, Leonardo Marras
– e la qualità di un cibo non è solo gusto e sapore ma uno stile di vita”. Perché l’agricoltura è anche lo specchio di un modo di vivere e cibo, paesaggio e arte, come ha ricordato sempre stamani qualcun’altro, sono i tre motivi per cui il cantante inglese Sting (e altri) hanno scelto ad esempio di vivere in Toscana. Con schizzofrenia anche, talvolta: come quando l’anno scorso l’Italia ha concesso la medaglia di cavalier del lavoro ad un italiano d’Australia che lì produce mozzarella e parmigiano, che chiaramente italiani non sono.

“Siamo vissuti nel mondo come la terra del buon vivere – ricorda l’assessore toscano all’agricoltura Gianni Salvadori, anche lui stamani al convegno di Ribolla –, conosciuti per uno stile di vita che stiamo lentamente perdendo ma che invece dobbiamo mantenere. E’ parte della nostra forza”.
Ma per vincere ed essere competitivi sul mercato serve anche altro e su marchi e etichette l’assessore ha le idee ben chiare. “Sigle come Doc, Docg o Igt dicono poco all’estero – spiega – Dobbiamo fare sistema, altrimenti la battaglia è persa e si creano solo piccole nicchie che non servono all’economia della regione. Serve un marchio ombrello toscano – chiarisce -, evocativo, che non azzeri Doc e Docg certo, ma capace di vincere i mille campanili e le mille guerre toscane”. Soprattutto, aggiunge, vanno tracciati i prodotti nell’etichetta. Una ricetta, ammette lo stesso assessore, semplice e complicatissima allo stesso tempo. Ma senza obblighi di legge, “perché l’Unione europea ci bloccherebbe subito”: come “scelta autonoma toscana e dei produttori toscani, perché l’unico modo per aggredire il mercato”.
“Dove la Toscana – sottolinea Salvadori – non può vincere né con i prezzi al ribasso, perché gli agricoltori non vivrebbero, né con la quantità (che non abbiamo)”. Il primo passo? Creare strutture che inizino a certificare i prodotti, “in un Paese Italia – ammette sconsolato l’assessore – che su questo e altri fronti drammaticamente non c’è”.