Cultura/ARTICOLO

Addio a Paolo Poli, indimenticabile mattatore fiorentino

L'attore si è spento a 86 anni, amatissimo per la sua comicità surreale ed en travesti

/ Redazione
Sab 26 Marzo, 2016
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A maggio avrebbe spento l'87° candelina l'indimenticabile Paolo Poli, morto ieri a Roma dopo un periodo di malattia. Interprete versatile, sulfureo, libero, dissacrante e audace. Riceverà l'estremo saluto nella sua città, Firenze, dove si svolgeranno i funerali.

Maestro per tutto il teatro di varietà, Paolo Poli combinava a sapienti lazzi e sberleffi una solida cultura che gli consentiva di evitare cadute di stile e cattivo gusto. Attore brillante per vocazione, dalla comicità intelligente e provocatoria, ma sempre con un sottofondo giocoso, come nei suoi famosi en travesti', Poli amava i testi surreali, i lati onirici, il ridicolo del sentimentalismo, il rapido sberleffo, l'ironia che smonta e rivela anche quella sotterranea nota malinconica ed esistenziale propria di ogni vero artista.

Nato nel 1928 a Firenze Paolo Poli si laureò in letteratura francese con una tesi su Henry Beque, e cominciò a lavorare in radio e nel teatro vernacolare, sino a quando non entrò a far parte, a Genova, della Borsa di Arlecchino fondata da Aldo Trionfo. Da lì approderà quindi a Roma, alla Cometa, nel 1961, con uno spettacolo sul Novellino, cominciando così il suo viaggio attraverso testi letterari di ogni genere. Affabulatore sarcastico, conobbe il suo primo momento di vera gloria con Santa Rita da Cascia nel 1967, che scandalizzò e venne accusato di vilipendio alla religione.

Alla costante ricerca del lato paradossale della vita, fuori e sopra il palcoscenico, Poli si prendeva gioco di tutto, affrontando al contempo a viso aperto le criticità personali e lo scontro con la bigotteria dell'epoca e dell'Italia in cui viveva, attitudine che gli consentiva, per esempio, di non nascondere la propria omosessualità, su cui scherzava con la stessa impertinenza che riservava a tutto il resto.

È con questa naturalezza che riesce, in compagnia di Ida Ombroni, che ha firmato con lui i testi di tanti celebri spettacoli, a passare da Carolina Invernizio o la Vispa Teresa a Savinio o Queneau, senza dimenticare alcuni eroi romantici come l'Alfieri. Si divertiva, si mascherava, tirava fuori tutti i vezzi possibili, alla fine di ogni spettacolo improvvisando e quasi dialogando col pubblico, da beato immoralista dell'ambiguità e della crisi dei valori, provocatore amato ma solitario, unico, esibizionista che rompeva gli ipocriti confini del perbenismo, facendolo sempre anche sulla propria pelle.

Nonostante l'età, energico e irriverente, aveva continuato anche dopo gli 80 anni a frequentare il palco, a scrivere libri ed era anche tornato in tv nello scorso giugno, dopo oltre 40 anni, su Rai3 con "E lasciatemi divertire", un programma di 8 puntate realizzato insieme all'amico Pino Strabioli. Era stato, al solito, mattatore. ''Il mio peccato preferito? È la superbia. Quello che non sopporto, invece, è l'accidia. Il borbottio continuo di certa gente".