Il progetto di ridonare parzialmente la visione ai ciechi affetti da retinite pigmentosa, iniziato a Pisa nell’ottobre 2011 nell’Unità operativa di Chirurgia oftalmica dell’Aoup, sta prendendo forma con risultati davvero incoraggianti. Grazie, infatti, all’intervento chirurgico di impianto di protesi epiretinica eseguito dal dottor Stanislao Rizzo, direttore della struttura, e dalla sua èquipe, e grazie alla riabilitazione ortottica successiva, i quattro pazienti operati a partire dallo scorso autunno ad oggi stanno ottenendo miglioramenti visivi obiettivamente tangibili. E i programmi del dottor Rizzo prevedono di operarne altri quattro entro la fine dell’anno.
COME FUNZIONA L'IMPIANTO - L’impianto di protesi retinica consiste in un dispositivo, denominato “Argus II” e messo a punto nei laboratori della Second Sight Medical Products in California, in grado di ripristinare una parziale capacità visiva in pazienti affetti da malattie degenerative della retina, che causano una cecità quasi completa in entrambi gli occhi. L’intervento, ad altissima complessità, impianta una protesi (microchip epiretinico) costituita da minuscoli elettrodi collegati alla retina del paziente, che captano dei punti del messaggio visivo, attraverso una telecamera molto piccola. Gli elettrodi dialogano con la retina compromessa dell’occhio malato, traducendo un modello primitivo di possibilità di vedere oggetti che si spostano nell’ambiente e di riconoscerli. Pisa è stato il primo ospedale al mondo a iniziare l’impianto su pazienti, una volta terminata ufficialmente la fase di sperimentazione, portata avanti anche in altri Paesi e durata all’incirca una decina d’anni.
I RISULTATI DEI PAZIENTI OPERATI A PISA - Questi i risultati visivi attualmente ottenuti da ognuno di loro. Il primo paziente, 59enne operato il 29 ottobre, dopo 5 mesi di riabilitazione ortottica, riesce adesso a distinguere la forma (tondo, quadrato e triangolo) di figure bianche su sfondo nero e viceversa e, cosa alquanto sorprendente, riesce a leggere lettere di 15 cm di altezza. Vede inoltre le ombre e intravede i contorni dei volti.
Il secondo paziente, trentenne sottoposto a impianto il 10 dicembre, dopo soli 3 mesi di riabilitazione, ha ottenuto i medesimi risultati del primo nonostante il più breve periodo di rieducazione. Distingue infatti le figure bianche su sfondo nero e viceversa, riconoscendone pure la forma (tondo, quadrato, triangolo). E, anch’egli, riesce a leggere lettere di 15 cm di altezza. Il terzo paziente, una donna di 55 anni operata il 9 febbraio, dopo 1 mese e mezzo di riabilitazione, riesce già a distinguere figure bianche su sfondo nero e viceversa seppur non ne identifichi la forma. Infine il quarto paziente di 47 anni, operato il 29 marzso, non ha ancora iniziato la riabilitazione.
Tutti i pazienti operati non hanno avuto alcuna complicazione né durante la chirurgia né nel periodo di follow-up.
I risultati ad oggi ottenuti sono sorprendenti:gli stessi scienziati della Second Sight,l’azienda californiana produttrice dell’impianto, sono entusiasti dei loro continui miglioramenti. A questo punto, considerati i risultati ottenuti finora, non si riescono a prevedere quali possibilità di recupero visivo possano avere i pazienti sottoposti a intervento.