A Pisa si trova il Centro di Riferimento Nazionale per la diagnosi e il trattamento delle malattie della tiroide, delle paratiroidi e dell’obesità. L’Endocrinologia pisana ha un movimento annuale di circa 50.000 pazienti, il 70% dei quali provenienti da fuori regione, che seguono percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati che utilizzano le più avanzate tecniche strumentali e di biologia molecolare. Viene svolta anche attività di ricerca clinica e di base che ha portato alla pubblicazione di centinaia di articoli scientifici su riviste specializzate. È un centro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per lo studio e il trattamento delle malattie della tiroide e delle altre malattie endocrine e metaboliche. L’Endocrinologia pisana collabora inoltre da molti anni con i più importanti centri di ricerca a livello internazionale sia europei che americani.
Professor Vitti come ha iniziato la sua carriera?
Nel 1970 ero al quarto anno di medicina e avevo 21 anni, mio zio era un professore di medicina a Roma e io gli chiesi dove potevo andare a frequentare, così lui mi suggerì un posto sperduto sul mare in Toscana che si chiama Calambrone dove si trovava il professor Baschieri (morto nel ’90) un medico interno cardiologo che si occupava anche di endocrinologia, era della scuola di Cassano uno dei primi endocrinologi in Italia, e in più era un medico del lavoro. Le malattie della tiroide sono le malattie endocrine più diffuse noi studiavamo la tiroide anche perché negli anni ’70 l’Italia era una regione iodocarente e quindi il problema dei nodi o del gozzo era molto frequente nella popolazione e vedevamo spesso queste patologie. Il pomeriggio in laboratorio facevamo ricerca, allora la parte scientifica era condotta da Aldo Pinchera endocrinologo di fama internazionale. Quando io mi laureai nel 1973 la mia prima intenzione era fare cardiologia, fu il professor Pinchera che mi convinse a fare endocrinologia. Da lì ho cominciato e ho iniziato a lavorare in questo ambiente molto periferico, Calambrone un ospedale sul mare abbandonato da Dio e dall’uomo. A Calambrone facevamo essenzialmente medicina del lavoro ma nel giro di pochi anni siamo diventati un posto dove le persone venivano per farsi curare problemi endocrinologici, la tiroide in particolare. Avevamo la fila delle persone che venivano a farsi visitare.
Negli anni 70-80 sono stato all’estero in Francia e negli Stati Uniti per fare ricerca, quando sono tornato nel 1990 sette anni dopo la laurea ho preso la mia prima Permanent Position che era una borsa di studio universitaria e per una ventina d’anni sono rimasto a Calambrone con crescente impatto a livello nazionale sia per la ricerca con molti articoli pubblicati, sia per il richiamo dei pazienti limitati dal fatto che eravamo confinati in un luogo molto periferico. I pazienti arrivavano a Pisa, poi serviva un pullman per arrivare da noi. Calambrone infatti è a metà strada tra Pisa e Livorno, non c’è una stazione del treno.
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Quando vi siete trasferiti a Pisa?
Alla fine degli anni ’90 ci siamo trasferiti a Pisa. L’Ospedale a Pisa ci chiamò dentro Cisanello. Io Paolo Vitti ho fatto il trasloco perché in quel momento il dottor Pinchera aveva ritrosia a muoversi. Ho lavorato tantissimo per fare questo trasloco, per un anno o due sono andato a Calambrone per poi venire a Pisa per incontrarmi con le maestranze tecniche e col Direttore sanitario. Nel 1997 il primo di aprile riuscii a finire il trasloco a Pisa, Cisanello dove siamo tutt’ora.
Quali sono le principali malattie di cui vi occupate?
Ci occupiamo di tutte le patologie endocrine, che sono tante. Dopo un primo screening generale i nostri pazienti vengono indirizzati in linee diagnostico-terapeutiche dedicate. Abbiamo sette o otto settori: la tiroide e i suoi sottosettori come l’ipotiroidismo, la stomatopatia basedowiana, il cancro, l’obesità, le malattie ipofisarie, le malattie surrenali che, e le patologie che riguardano l’endocrinologia ginecologica come disturbi del ciclo mestruale, amenorree, ovaie policistiche. Questi sono i settori principali. Il numero maggiore di pazienti li abbiamo nelle due patologie più diffuse cioè la tiroide e l’obesità.
Ho letto che usate tecniche di biologia molecolare, di cosa si tratta?
La biologia molecolare la usiamo in tutti quei settori dove ora è più importante, nel settore della diagnostica tiroidea e è importante anche in alcuni sottosettori dell’obesità. L’obesità nella stragrande maggioranza dei casi è una malattia poligenica in cui l’analisi genetica serve a poco, perché ha molte cause non geneticamente determinate, però nel numero dei pazienti che noi vediamo abbiamo anche alcune malattie rare. Ci sono alcuni particolari pazienti obesi che hanno difetti genetici specifici, sono la minoranza ma sono molto importanti perché per loro esiste una cura e in loro l’obesità è molto grave. Sono pazienti che hanno un difetto in un ormone o in un recettore di un ormone che riguarda la regolazione del tessuto adiposo. In questi facciamo l’analisi genetica. Per la tiroide è ugualmente importante questa analisi perché per il nodulo tiroideo corrediamo la diagnostica citologica anche della diagnostica molecolare quando serve.
Cosa vi rende un’eccellenza?
Noi abbiamo i numeri di pazienti più alti di tutte le Endocrinologie italiane, ma l’altra cosa interessante è che siamo quelli che nel campo della tiroide abbiamo pubblicato di più negli anni 2010-2014. Siamo primi per pubblicazioni a livello mondiale, non è poco. Siamo devoti alla ricerca, non solo una ricerca di base ma anche applicata, clinica.
Secondo lei negli ultimi anni l’obesità è aumentata?
Certamente, purtroppo è in continuo aumento, c’è un’epidemia dell’obesità e del diabete a essa connesso. Le cause sono la vita sedentaria e la qualità dei cibi che mangiamo, il bambino oggi sta davanti alla televisione a giocare col computer, invece di giocare a pallone fuori e mangia una merendina confezionata invece che una fetta di pane spalmata con la marmellata.
Quali sono le ricerche più interessanti che state sviluppando?
Sono tante, una certamente è migliorare il nostro approccio diagnostico nelle malattie tiroidee sia attraverso strumenti ecografici, siamo attenti all’evoluzione tecnologica, sia con l’analisi molecolare. Dal punto di vista terapeutico ci sono nuovi farmaci nella terapia del tumore della tiroide che fortunatamente sono importanti solo per un piccolo gruppo di pazienti che sono quelli più sfortunati. Il tumore della tiroide nel 95% dei casi è un tumore semplice da curare, per i casi complessi c’è un gruppo di farmaci nuovi. In questi casi settoriali noi siamo punto di riferimento in tutti i protocolli a livello mondiale. Un altro settore interessante è appunto quello della diagnostica molecolare e del trattamento di forme rare di obesità. Siamo inseriti nel registro europeo delle malattie rare, per un gruppo particolare di malattie che riguarda l’alterazione del metabolismo del tessuto adiposo che si chiamano lipodistrofie.
Per informazioni:
http://www.ao-pisa.toscana.it/