Cultura/ARTICOLO

A Lucca "La tela violata": in mostra i maestri dello spazialismo

Fino al 19 giugno in mostra al Lucca Center of Contemporary Art le opere di Fontana, Burri, Scheggi, Castellani, Simeti, Amadio

/ Redazione
Sab 19 Marzo, 2016
Paolo Scheggi, Superficie curva Rosa, 1968

Dal 19 marzo al 19 giugno 2016 si tiene a Lucca la mostra “La tela violata. Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione”, a cura di Maurizio Vanni. L’esposizione prende in considerazione il movimento artistico dello Spazialismo con particolare attenzione a Azimuth, rivista fondata da Piero Manzoni e Enrico Castellani che coinvolgeva intellettuali, critici d’arte e artisti nel dibattito su cosa rappresentasse l’arte, e Azimut, spazio espositivo fondato sempre da Manzoni e Castellani, in collaborazione con Agostino Bonalumi.

Nel 1946 il primo Manifesto dello Spazialismo propone una nuova arte che avrebbe dovuto essere caratterizzata dallo studio fisico della materia, del colore e del suono in movimento, del ritmo che poteva scaturire da un lavoro nuovo sul palinsesto pittorico. L’obiettivo era di superare i limiti bidimensionali della tela per creare uno spazio che fosse, al tempo stesso, fisico e concettuale. Lo Spazialismo ha ispirato le generazioni successive formando i presupposti che hanno portato molti artisti a basare la propria proposta artistica sul superamento dei confini dell’opera, sulla violazione della tela, sulla necessità di ridiscutere i tempi e i modi del dipingere, sul bisogno di rivedere il ruolo stesso del pittore e dello spettatore. Per questi artisti, il supporto diventa l’anima di tutto il lavoro, l’elemento portante e definitivo, la tesi e l’antitesi, la scoperta di uno spazio nuovo che la tecnica tradizionale non avrebbe potuto favorire.

La mostra, in linea con i presupposti di Azimut/h, vuole indagare quegli artisti che hanno avuto il coraggio di violare la tela per riscrivere la storia, costruendo su di essa qualcosa di inatteso e rivoluzionario basato sull'utilizzo reale dello spazio, sull'indagine del tempo e sull'analisi del ritmo delle strutture. L’intento di questi artisti era di dare forma inedita a energie nuove che vibravano nel mondo, in un momento dove la presa di coscienza dell’esistenza di nuove forze e inedite necessità portava a considerare gli strumenti tradizionali in modo altro, trasformando la tela da palinsesto a struttura portante e base di accadimenti.

Tutto ha inizio con Lucio Fontana e il suo Manifesto Blanco. In esposizione nella sala principale del Museo dodici opere. I suoi celebri Tagli, che compaiono nel 1957 e trovano la loro compiutezza in una serie di opere intitolate Concetto spaziale. Attese, sono lavori caratterizzati da uno o più tagli verticali, netti, decisi, perentori, con cui l’artista invade la tela monocroma. Il taglio è un gesto che attraversa la tela, che impiega un tempo a percorrerla, un’attesa, e conferma una continuità tra lo spazio esterno e quello interno del piano.

Il Manifesto Spazialista non poteva passare inosservato a tanti artisti italiani che sentivano l’esigenza di andare oltre il palinsesto tradizionale utilizzato in pittura e Alberto Burri fu tra questi. L’artista umbro, in mostra con 3 opere, prende le distanze dalla superficie pittorica tradizionale intervenendo sulle tele con azioni e stratificazioni. I sacchi di juta, le combustioni di plastiche industriali e i catrami creano uno strumento di dialogo aperto con il pubblico.  Agostino Bonalumi e Enrico Castellani danno vita a un percorso di ricerca sulle infinite possibilità spaziali fornite dall’estroflessione della tela che ormai aveva superato i confini della cornice dialogando in modo diretto con lo spazio.

Paolo Scheggi, invece, comprende l’importanza del dialogo tra ricerche artistiche e architettura attraverso un percorso creativo che lo porta a indagare lo spazio e a violare la tela attraverso una “progettazione totale”. Ne scaturiscono delle “inter-superfici”, spazi indagati oltre la tela, sopra e sotto il livello della materia-colore, sperimentando per la prima volta le relazioni tra i diversi livelli di spazialità, dapprima sovrapponendo lamiere e dopo utilizzando tele monocrome assemblate le une sulle altre.  Per Turi Simeti la ciclicità spaziale della vita è enfatizzata attraverso armonie plastiche ellittiche che affiorano, in modo raffinato, sotto il supporto bidimensionale della tela. Simeti viola la tela per avere un contatto fisico con la tridimensionalità: inizialmente con applicazioni a rilievo sopra la superficie del supporto, in seguito con l’estroflessione che segna il suo primo passo verso una pittura-oggetto. Rispetto ai predecessori dell’estroflessione Giuseppe Amadio, viola la tela movimentandone la superficie in modo più irregolare con punti, linee, curve, angoli e varie forme geometriche. Il suo è un lavoro caratterizzato dalla plasticità del segno che si risolve in una sorta di labirinto di linee curve enfatizzate da luci, ombre e tensioni interiori ed esteriori.

Per informazioni:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180
info@luccamuseum.com

Orario mostra: dal martedì alla domenica ore 10 - 19, chiuso il lunedì
Biglietti: intero 9 €; ridotto 7 €

[it_mappa]

intoscana
Privacy Overview

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.