Ha girato tutto il mondo muovendo acrobaticamente le dita sui tasti del pianoforte lui è Matthew Lee al secolo Matteo Orizi, pesarese classe 1982. In rete spopola sua versione rock'n roll dell'Isola che non c’è con la benedizione di zio Bennato. Il Coca-Cola Summer Festival (sezione “Giovani”)? L’ha vinto lui. Il concerto al Fiorino sull'Arno lunedì 5 sarà un'ottima occasione per godersi “D'altri Tempi”, il suo primo album trainato dai singoli “E’ tempo d’altri tempi” e "Can i take a bite", realizzato insieme ai più grandi autori e producer internazionali tra cui Mousse T e pubblicato dalla storica Carosello Records.
Quando è nata la tua passione per la musica?
Ho cominciato a suonare il pianoforte a undici anni. Sono cresciuto con i dischi di Elvis in casa. Ho cominciato il conservatorio quasi per scherzo, poi è diventata una cosa più seria. Ho cominciato dalla musica classica poi il rock'n roll mi ha cambiato la vita e mi hanno buttato fuori dal conservatorio così ho dovuto trovare una soluzione alternativa.
Il tuo è un genere musicale un po' retrò-hipster?
Sì il rock'n roll parte dagli anni '50 ma in realtà è un ritmo e tu lo puoi rigirare in varie maniere. Io non faccio il puro rock'n roll altrimenti sarebbe tutto già sentito. Dentro la mia musica c'è dentro un po' di tutto. Io scrivo canzoni con miscele di generi musicali, le influenze sono molto importanti quindi mischiare tutto per me è fondamentale.
Com'è nata l'amicizia con Edoardo Bennato?
Mi era stato chiesto dalla mia etichetta la Carosello di fare qualche pezzo in italiano. Prima di scrivere nuove canzoni ho provato a fare una cover. Io adoro Bennato, sono cresciuto con le sue canzoni. Lui è quello che ha portato il rock'n roll in Italia. L'isola che non c'è mi piaceva molto, non è proprio un brano rock'n roll è più una ballata, allora l'ho presa e le ho dato un vestito come piaceva a me. A Bennato è piaciuta molto, mi ha suggerito lui di fare il brano anche in inglese. In due ore l'ho scritto, registrato e mixato. E' andata bene, è stata una grande fortuna. Ogni sera quando suono il suo pezzo lo ringrazio sempre perchè mi ha aiutato molto.
Perché ti chiamano il pianista funambolo?
Sono 15 anni che suono dal vivo e quando ho cominciato c'era poca gente quindi dovevo cercare di accalappiare quelli che passavano. Quindi mi sono inventato questo modo di suonare il pianoforte un po' strano. Mi serviva per fare in modo che la gente mi ascoltasse. Adesso invece per me è diventata quasi un'esigenza, perché mi diverto. Io devo portare allegria nel pubblico, le persone devono andare a casa più felici di quando sono arrivate.
Ho visto un video su facebook di te che suoni all'aeroporto di Roma, è stato un successone!
È stata una cosa incredibile, noi stavamo tornando da una data il 15 agosto in Sardegna. Stavamo aspettando le valige, vedo un pianoforte marrone e questa cosa mi ha colpito. Di pianoforti ce ne sono tanti nelle stazioni, per esempio a Milano o a Torino, ma di solito sono neri, non ne avevo mai visto uno marrone. Era strano. Allora ho cominciato a suonare e la gente ha apprezzato la mia naturalezza. Non mi aspettavo che il video pubblicato online facesse un milione e mezzo di visualizzazioni, per me sono numeri assurdi. Sono rimasto stupito.
C'è un sogno che ancora devi realizzare?
Faccio già quello che mi piace e vorrei farlo in maniera sempre più grande. Sono partito con il rock'n roll per suonare dal vivo, quindi vorrei suonare nei posti dove ancora non ho suonato. Se posso vorrei andare anche sulla luna!
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