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A cavallo del tempo nella limonaia del Giardino di Boboli

L'arte di cavalcare, dall'antichità al Medioevo. Nel Giardino di Boboli, fino al 14 ottobre, una mostra sul millenario rapporto tra uomini e cavalli

/ Redazione
Lun 2 Luglio, 2018
A cavallo del tempo

L'arte di cavalcare dall'antichità al Medioevo: nella Limonaia del Giardino di Boboli, a Firenze, fino al 14 ottobre il millenario rapporto fra uomini e cavalli è ripercorso con la mostra "A cavallo del tempo". La rassegna, a cura di Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci, racconta il destino che ha intrecciato il quadrupede con l'umanità con una selezione di oggetti che, spesso trascurati nell'esposizioni museali a vantaggio di opere più appariscenti, sono invece in grado di narrare le tante sfaccettature di una relazione che coinvolgeva ogni aspetto della vita quotidiana.

Strumenti necessari al controllo dell'animale (morsi, filetti, speroni, staffe) sono esposti in mostra accanto a una serie di opere scelte per illustrare, nel modo più diretto e realistico, il ruolo primario che il cavallo ebbe nel mondo antico. I reperti presenti, quasi un centinaio, provengono da decine di musei italiani e stranieri e illustrano un arco di tempo di oltre duemila anni, dalla prima età del Ferro sino al tardo Medioevo.

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Il percorso è articolato in cinque sezioni, ognuna delle quali è dedicata a un particolare momento storico: la Preistoria, il mondo greco e magno greco, il mondo etrusco e venetico, l'epoca romana e il Medioevo. Fra i numerosi reperti che per la prima volta saranno restituiti alla curiosità del pubblico, c'è il carro di Populonia. Questo rarissimo esempio di calesse etrusco, rinvenuto alla metà del XX secolo nella cosiddetta Fossa della Biga, è stato ricomposto a seguito del recente intervento di restauro, eseguito proprio in occasione di questa mostra. L'opera - realizzata in legno, ferro e bronzo e databile agli inizi di V secolo a.C. - costituiva un veicolo ad andatura lenta destinato al trasporto di personaggi di alto rango. Di particolare suggestione sono anche due crani equini rinvenuti durante gli scavi della necropoli occidentale di Himera e oggi conservati presso il Museo Pirro Marconi del Parco Archeologico di Himera.

Gli esemplari esposti in mostra presentano morsi ad anello bronzei, un tipo di imboccatura nota prevalentemente in area iberica, che sembra confermare la presenza di mercenari ispanici entro le fila dell'esercito cartaginese, come testimoniato anche da Erodoto (VII, 165). Il loro rinvenimento risulta straordinario: infatti nel V secolo a.C. sono assai rare le attestazioni di sepolture equine nel mondo greco e magno greco, ma la risonanza dell'evento fece sì che i soldati e i loro cavalli fossero oggetto di particolari onorificenze.

Vera e propria sintesi del rapporto fra uomo e cavallo può essere considerata la kylix attica a figure rosse con Atena e il cavallo di Troia, oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. L'esemplare, dipinto dal Pittore di Sabouroff, attivo tra il 470-460 e il 440-430 a.C., presenta sul tondo interno la raffigurazione della dea Atena seduta su trono, intenta ad accarezzare un cavallo di grandiose dimensioni.

A questi reperti se ne aggiungono molti altri che affronteranno i più diversi aspetti del rapporto fra uomo e cavallo. Nel lavoro quotidiano (esemplificato in mostra da un rarissimo giogo ligneo dai relitti delle navi di Pisa) come nel gioco, nella guerra come nelle celebrazioni religiose i destrieri furono sempre una presenza costante al fianco dell'uomo. Ultimo fra gli animali addomesticati, il cavallo seppe infatti strappare un ruolo di primo piano nell'arte, nella società e nella letteratura del mondo antico grazie alla sua innata bellezza e nobiltà che, inevitabilmente, finivano con l'irradiarsi anche al suo cavaliere.

Informazioni su www.uffizi.it.