È una ripresa lenta, ancora da consolidare eppure incontrovertibile quella che ha imboccato la Toscana: dopo un 2014 di stallo è stato il 2015 l’anno della partenza, seppur al rallentatore, con un Pil che ha segnato il +1,1% - contro il +0,8% nazionale – e 23mila posti di lavoro in più. È questa la fotografia scattata dai due rapporti presentati oggi dall’Irpet a Firenze: un quadro di luci ed ombre che mostrano un’economia regionale resiliente, trainata ancora dalle esportazioni ma dove timidamente si rialzano anche i consumi interni e gli investimenti.
È proprio questo uno dei punti dolenti emersi dagli studi dell’Irpet: ammontano a circa 45 miliardi di euro gli investimenti mancati in Toscana negli ultimi sette anni, rispetto alla media pre-crisi. La frenata (600 miliardi in meno a livello nazionale), per l'istituto è dovuta alle politiche dell'austerity che forse hanno giovato ai conti pubblici ma hanno rappresentato un freno alla crescita. "In Toscana la situazione è buona se ci paragoniamo al resto del Paese per crescita e riduzione della disoccupazione, ma se guardiamo al resto dell'Europa non c'è da stare tranquilli. Servono maggiori investimenti pubblici e privati per consolidare la ripresa” ha sottolineato il presidente della Regione, Enrico Rossi che punta su maggiori investimenti, riduzione del cuneo fiscale e una legge contro la povertà. "Accanto a maggiori investimenti – ha precisato infatti Rossi – ritengo indispensabile abbattere il cuneo fiscale e ridurre il costo del lavoro così da tornare ad assumere, ed in particolare i giovani.”
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Sul fronte dell’occupazione, sono aumentati i contratti a tempo indeterminato, grazie alle nuove regole del mercato del lavoro e alla detassazione per i nuovi assunti. Tuttavia la crisi continua a colpire i lavoratori autonomi e tra i giovani sotto i 29 anni il 20% - ovvero uno su 5 – non è occupato né in formazione. E per il futuro? Da oggi al 2018 la ripresa dovrebbe confermarsi, con una crescita stabile ma a ritmo modesto, in linea con quanto accadrà alle regioni più sviluppate d'Italia.
Per quanto riguarda le imprese la ripresa è abbastanza generalizzata e si estende dall'agricoltura al terziaro fino al turismo, che segna un +3% delle presenze (poco al di sotto dei 45 milioni) con un punto percentuale superiore alla media nazionale. Ha ripreso a a crescere anche il manifatturiero, che negli ultimi 3 mesi del 2015 ha avuto un incremento del 3%, mentre resta in difficoltà l’edilizia. Sono aumentate le nuove aziende mentre sono diminuite le situazioni di crisi aziendale.