I ricciarelli di Siena
Natale e festività, periodo di tradizioni, anche enogastronomiche. E su questo la Toscana regala tante bontà, tante gustose prelibatezze diverse una dall'altra. A partire dal panforte o panpepato un tipico dolce natalizio che ha origini molto antiche: le prime testimonianze scritte risalgono all'anno Mille. A quel tempo veniva chiamato Pane Natalizio o Pane Aromatico o Pan Pepatus. La preparazione era demandata agli speziali, farmacisti dell'epoca, ed era destinato esclusivamente ai nobili, ai ricchi ed al Clero in considerazione al fatto che conteneva, oltre alle conce di arancia, cedro e melone, mandorle, droghe e spezie costosissime per quei tempi. Con il passare del tempo il Panpepato non subì sostanziali modifiche e gli ingredienti rimasero più o meno gli stessi, fino al 1879 anno in cui la regina Margherita andò in visita alla città di Siena. Per l'occasione uno speziale preparò un panforte senza la concia di melone e con una copertura di zucchero vanigliato anziché di pepe nero. I senesi l'offrirono alla regina come "Panforte Margherita", nome col quale questo panforte "bianco", più delicato, è ancor oggi noto e commercializzato.
I biscotti della tradizione
I biscotti di Prato sono uno dei maggiori vanti dolciari della città di Prato. Sono biscotti secchi ottenuti tagliando a fette il filoncino di pasta ancora caldo. La prima ricetta documentata di questo dolce vecchio di secoli è un manoscritto, conservato nell'archivio di stato di Prato, di Amadio Baldanzi, un erudito pratese del XVIII secolo. In questo documento i biscotti vengono detti alla genovese. La ricetta fu poi ripresa dal pasticciere Antonio Mattei nel XIX secolo, e da allora è rimasta tale e quale, diventando così la ricetta tradizionale che distingue gli originali biscotti di Prato dalle numerose varianti moderne. Lo stesso pasticciere portò i biscotti all'esposizione universale di Parigi del 1867, vincendo una menzione speciale. L'impasto è composto esclusivamente da farina, zucchero, uova, mandorle e pinoli. Le mandorle non vengono né tostate né spellate. Non si usa nessun tipo di lievito né di grassi (burro, olio, latte). Tradizionalmente i biscotti di Prato sono venduti accompagnati con un'altra specialità dolciaria pratese, i bruttiboni. Come dessert, vengono solitamente abbinati ad una bottiglia di vin santo toscano.
I brigidini di Lamporecchio
I Brigidini sono dei tipici dolci di Lamporecchio località in provincia di Pistoia. Sono delle cialde color giallo-arancio molto friabili e abbastanza grandi, circa 7 cm di diametro. Gli ingredienti sono: zucchero, farina, uova ed essenza liquida di anice, anche se nelle ricette tradizionali e casalinghe si possono usare i semi. Questo dolce è reperibile nella quasi totalità delle fiere, manifestazioni e sagre toscane, nei Luna Park, ecc.. venduto da ambulanti che lo preparano all'istante tramite apposita macchina, confezionandolo in un tipico sacchetto trasparente dalla forma stretta e molto allungata. L'origine di questo dolce pare derivi da uno sbaglio fatto durante le preparazione di ostie in un convento locale di monache devote a Santa Brigida, monache brigidine appunto, da cui anche l'origine del nome. I cavallucci sono biscotti tipici toscani di origine senese. Sono composti da un impasto molto consistente aromatizzato con spezie e arricchito di noci. Sono dolci di antiche origini, preparati per conservarsi a lungo, e già diffusi ai tempi di Lorenzo il Magnifico con il nome di Biriquocoli. Gli ingredienti tipici sono miele e più recentemente zucchero, farina, noci, spezie e canditi raffinati. Col passare del tempo presero il nome di cavallucci, perché venivano offerti soprattutto nelle osterie di campagna, dove si fermavano diligenze e barrocci e venivano consumati dai conducenti di cavalli e dai passanti.
I cavallucci
I cavallucci vengono serviti vini liquorosi nei quali vengono solitamente inzuppati: Vin santo, Marsala, Passito di Pantelleria, Asti Spumante o Moscato. I ricciarelli sono un dolce tipico senese a base di mandorle, zucchero, albume d'uovo. Hanno la forma del chicco di riso, la superficie rugosa e screpolata rivestita di zucchero a velo e poggiano su una foglia di ostia. Nati nel XIV secolo nelle corti toscane[senza fonte], seguendo antiche origini orientali, si sono poi evoluti in varianti arricchite con cioccolato in superficie. La leggenda narra che fu un senese, tale Ricciardetto Della Gherardesca, ad introdurre questi dolci, al ritorno dalle crociate, nel suo castello vicino a Volterra. Vengono lavorati tradizionalmente con la macina e lasciati riposare due giorni prima di cucinarli. Attualmente sono apprezzati soprattutto come dolce natalizio. Si consumano con vini da dessert, in particolare con Moscadello di Montalcino Vendemmia Tardiva e con Vin Santo toscano.
Le copate senesi
Le copate senesi costituiscono uno dei dolci meno conosciuti tra i prodotti dolciari natalizi, eppure è una squisitezza tra le più costose. Detta anche cupata (dall’arabo “qubbiat”, mandorlato), è un antichissimo, piccolo dolce rotondo toscano, specialità della zona di Siena. Chiaro o scuro, è a base di croccante preparato con miele, noci e anice e racchiuso tra due ostie. Da chiarire che non è un derivato del torrone, in quanto l’impasto di miele ed albumi era molto usato in pasticceria per tutto il Medioevo ed utilizzato per accompagnare ogni tipo di dolci. A Siena fu utilizzato per la confezione delle copate, aggiungendo mandorle tritate e tostate nelle copate bianche. Le prime copate furono però quelle nere, senza albume, a cui si aggiunse, nel 1700 il cacao. Attualmente si trovano in commercio solo quelle bianche, sembra pero’ che quelle nere siano più saporite. Le dosi sono industriali, ma se le dividerete per 10 vengono in numero sufficiente per un pranzo natalizio