Idee, persone e futuro: sono queste le fondamenta su cui si basa il lavoro delle cooperative di comunità della Toscana, pronte a risollevare le sorti di alcune piccole frazioni delle aree interne o di territori marginali. Progetti finanziati dalla Regione che – ad oggi – mettono insieme circa 700 persone tra soci e collaboratori nelle 24 realtà già costituite.
Si tratta di cooperative di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo. Fino all’anno scorso la più famosa in Toscana era quella del Teatro Povero di Monticchiello, paese del senese colpito dalla crisi della mezzadria all’inizio degli anni Settanta e che allora ha scelto di aggregarsi intorno ad un’idea di teatro di piazza che costituisce oggi un’economia importante per i residenti. Poi, in un anno, tante altre ne sono nate.
Storie di cittadini che riprendono in mano i propri luoghi d’origine o quelli dove hanno deciso di portare avanti la propria vita. A Cinigiano, frazione di Monticello Amiata in provincia di Grosseto dove la cooperativa Biofan punta ad esempio sulla castagna locale e sui prodotti biologici e salutistici per valorizzare la produzione Igp del comprensorio, già si registra qualche risultato: una mezza dozzina di famiglie che stavano per abbandonare il borgo ha deciso di fermarsi.
Di queste ed altre storie si è parlato quest’oggi a Firenze nella sede della Regione nel corso dell’iniziativa ‘Cooperative di comunità. comunità che collaborano’, occasione per tracciare un primo bilancio ma anche per proseguire il percorso avviato, con nuove prospettive e strategie.
“Abbiamo visto che in questi territori servono anzitutto ‘motori pensanti’ – sottolinea l’assessore alla partecipazione e alla presidenza della Toscana, Vitttorio Bugli – e queste cooperative lo sono, perché da un progetto ne possono nascere altri, grazie proprio all’entusiasmo, la capacità, la preparazione e l’intelligenza di chi vi lavora”.
Per il progetto delle coop di comunità la Regione lo scorso anno ha finanziato in ventitré diversi territori comunali venticinque progetti di cooperativa (poi diventati ventiquattro) con poco meno di un milione e duecento mila euro e che a breve farà uscire una secondo bando per altri 740 mila euro, aperto in questo caso anche alle amministrazioni comunali.
“Lo scopo che ci siamo prefissati finanziando e incentivando le cooperative di comunità è quello di dare un contributo per arrestare lo spopolamento dei borghi e delle frazioni anche montane” spiega ancora Bugli. “Un anno fa siamo partiti – aggiunge -: abbiamo un modello e ora anche una legge regionale che ci consente di ampliare il raggio di azione. Ma meditiamo pure l’idea di avanzare una proposta di legge nazionale in Parlamento: la cooperativa andrebbe a costituire un particolare genere di impresa sociale, che svolge servizi per il territorio e che ha tra gli obiettivi quello di contrastare spopolamento, declino economico e degrado sociale o urbanistico di aree interne o urbane”. “Una normativa è necessaria – chiosa – per non lasciarle in un mare troppo mosso”.