Viaggio tra vigneti e cantine a Montalcino, dove il Brunello fa rima con ospitalità
La vicepresidente e assessora regionale all’agroalimentare Stefania Saccardi ha visitato due aziende del territorio: Ciacci Piccolomini d'Aragona e la Tenuta Il Poggione. Queste realtà, con i loro vini d'eccellenza, portano alto il nome della Toscana in tutto il mondo
Era il 1869 quando il “vino scelto” di Clemente Santi, farmacista e chimico con la passione per la viticoltura, fu premiato con la medaglia d’argento dal Comizio Agrario di Montepulciano. Con quel vino dal colore rosso rubino, prodotto da uve Sangiovese, iniziava la storia del Brunello di Montalcino, uno dei vini più pregiati e conosciuti in tutto il mondo. Una vera e propria opera d’arte enologica diventata simbolo di eccellenza italiana.
Merito di questo successo è delle aziende di Montalcino che lavorano ogni giorno nel rispetto dell’ambiente, sempre attente alle innovazioni tecnologiche. Molte credono e investono nell’enoturismo, settore chiave dell’economia del territorio.
“La terra di Montalcino è davvero un’eccellenza assoluta per la nostra regione – ha commentato la vicepresidente e assessora all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi –. È un punto di riferimento ed è sicuramente un elemento di attrazione e di diffusione del nome della Toscana in tutto il mondo. Ormai il Brunello è un marchio di qualità fortissimo e diffonde non solo un vino di prima bellezza ma anche tutti i valori di questo territorio. Le persone che vengono qui a degustare il Brunello vedono anche tanta biodiversità, tanti altri prodotti identitari che fanno di Montalcino un importante luogo di attrazione turistica”.
Montalcino conta oggi 3.500 ettari di vigneto, di cui 2.100 a Brunello, per una produzione che oscilla tra le nove e le dieci milioni di bottiglie l’anno, spalmati su circa 250 produttori di varia natura: dalle piccole realtà locali alle grandi cantine, spesso di proprietari internazionali.
Per approfondire: https://bit.ly/TurismoVinoMontalcino