La violinista fiorentina Lorenza Borrani è un talento cresciuto in nome dell’eccellenza musicale toscana, scoperto da Piero Farulli alla Scuola di Musica di Fiesole – dove oggi è insegnante – alimentato dai migliori maestri (Alina Company, Zinaida Gilels e Pavel Vernikov), e affermatosi nell’Orchestra Mozart di Claudio Abbado.
Due esperienze, quella fiesolana e la Mozart, da cui lei ha appreso come il far musica non possa che essere attività collettiva, di confronto, di scambio, di ascolto reciproco: una sinergia di menti e cuori attraverso cui, grazie al suonare con gli altri, le potenzialità di ogni individuo non si addizionano soltanto, ma si moltiplicano all’infinito.
Da qui l’idea di fondare, quattordici anni fa, quella singolare orchestra che è Spira Mirabilis: una comune musicale (priva perciò di direttore) i cui partecipanti vivono insieme per una o due settimane di prove e discussioni democratiche, ciascuno coinvolto in prima persona nel definire e modellare l’esecuzione dei pezzi da presentare in concerto.
Questo “laboratorio”, se così possiamo definirlo, ha ispirato anche la realizzazione nel 2012 del film documentario La Spira diretto dal regista francese Geràld Caillat per Arte France, che racconta il metodo di lavoro dell’ensemble: un reportage sul fare musica insieme, e preparare un concerto in armonica condivisione.
Proprio attorno a questa pratica del concertare la musica grazie a un dialogo tra pari si è sviluppata negli ultimi anni la sua attività, una pratica democratica che rimanda anche al mondo della musica pop.
Ospite frequente in città, torna all’ORT in veste di artista in residence, nominata lo scorso anno, e lo fa come sempre presentando al pubblico un programma raffinato e originale, questa volta giocando a ping pong tra antico e moderno, accostando due sinfonie di Haydn, della seconda metà del Settecento, con due pagine in cui Bruno Maderna, compositore scomparso nel 1973, rielabora una serie di partiture antiche.